Coniugi separati, la moglie che può lavorare ottiene comunque il mantenimento dal marito?

Come si regolano i rapporti di tipo economico tra due coniugi separati? Ecco cosa accade in merito all’assegno di mantenimento quando la moglie può lavorare.

Chiudere un matrimonio può non essere semplice, anzi spesso è un passo a cui si può arrivare dopo aver tergiversato a lungo, soprattutto se ci sono figli di mezzo e si teme che possano soffrire. Tra i motivi che possono spingere a procrastinare la scelta c’è però anche il fattore economico, che può essere tutt’altro che trascurabile soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo e che non può che essere preso in considerazione.

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Arrivare a un accordo per la separazione può non essere semplice – Foto | Turiweb.it

Anzi, a volte la situazione può diventare complessa anche se si arriva a siglare un accordo preliminare tra le parti. Fino a che non si arriva in udienza davanti al giudice, infatti, può esserci la possibilità di modificarlo, cosa che non può che rendere incerto chi non vede l’ora che il rapporto arrivi alla fine anche sul piano formale, ben sapendo di dover dipendere dall’altro. Uno dei dubbi manifestati da molti riguarda poi la necessità di dover garantire alla moglie che ha la possibilità di lavorare un mantenimento quando i coniugi sono separati. Cosa accade in questi casi?

Coniugi separati: l’assegno di mantenimento è spesso un problema

Arrivare a un accordo economico prima di presentare una domanda di separazione dall’avvocato può non essere semplice, anzi a volte ci sono persone che tendono a tirarla per le lunghe a riguardo anche solo per motivi di principio. Non è detto però che seguire questa strada possa sempre pagare, anzi.

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Fino alla sentenza di divorzio gli equilibri possono essere instabili – Foto | Turiweb.it

Un buon avvocato, infatti, cerca sempre di fare gli interessi del suo assistito, difficilmente quindi potrebbe consigliare di rifiutare a oltranza ogni richiesta avanzata dall’altro, ben sapendo quanto possa essere bene evitare una separazione di tipo giudiziale, che è lunga e costosa. A guadagnarci potrebbe essere solo il legale.

Gli uomini tendono però a pensare che la bilancia pesa sempre a favore della donna, che ha in genere diritto a un assegno di mantenimento, oltre che alla casa coniugale, come accade nella maggior parte dei casi. L’importo che viene stabilito quando ci sono due coniugi separati vale però anche se lei potrebbe lavorare ma non lo fa? Questa situazione si può verificare spesso, per questo è intervenuta a riguardo la Cassazione. La cifra in questo caso serve a garantire lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio, ma vale solo se non è ancora intervenuto il divorzio, che è l’atto che decreta in maniera definitiva la fine dell’unione.

La Cassazione parla chiaro

La situazione valida per i coniugi separati può però cambiare se la ex dovesse decidere di rifiutare una proposta di lavoro. Questo atto, specialmente se avvenuto “senza una valida giustificazione”, potrebbe infatti farle perdere l’assegno di mantenimento.

A dirimere una questione che può essere spinosa tra le parti anche dopo la separazione è stata la Corte di Cassazione, attraverso una sentenza quindi destinata a fare giurisprudenza, che è bene quindi che tutti possano conoscere.

Il rifiuto del lavoro può infatti essere considerato una violazione dei doveri post coniugali. Se l’offerta ricevuta fosse stata adeguata, l’ex moglie con il suo rifiuto avrebbe quindi evitato deliberatamente di rendersi autosufficiente. Già nel 2017 la Suprema Corte aveva inoltre sancito un altro aspetto importante, su cui si sono sempre basate molte sentenze, ovvero che l’entità dell’assegno di mantenimento debba essere collegato al tenore di vita che si aveva nel corso del matrimonio. Non solo, recentemente è stato inoltre deciso la revoca per il coniuge che non lavora e che usa quel denaro per spese voluttuarie.

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