Libero Mail diventa a pagamento: solo così si potrà aggirare il problema

Libero, lo storico servizio di indirizzi mail gratuiti, ha inviato un avviso a tutti i suoi utenti per avvisare che il servizio diventerà a pagamento per tutti coloro che non aderiranno alla condivisione dei propri dati per la profilazione pubblicitaria, adeguandosi in questo modo al provvedimento adottato già dai quotidiani.

Libero Mail è un servizio ad oggi utilizzato quotidianamente da milioni di italiani. Ciò è sufficiente per immaginare il terremoto che l’annuncio ha scatenato in coloro che, da anni, facevano affidamento sul famoso servizio di posta elettronica.

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Libero Mail diventa a pagamento – (Fonte: Libero.it) – Turiweb.it 

Le compagnie che operano su internet stanno vivendo tempi duri. I regolamenti sulla privacy e la gestione dei dati si fanno sempre più stringenti, anche alla luce delle sfide globali portate dalla diffusione delle prime intelligenze artificiali aperte alle masse.

La situazione per i fornitori di servizi digitali non è quindi delle più rosee e, dopo che il magnate della tecnologia Elon Musk ha aperto la strada inserendo una quota mensile per usare X (ai tempi Twitter), molte altre compagnie stanno seguendo l’esempio. Mossa corretta? Può essere, non c’erano alternative. Situazione scomoda per tutti? Decisamente sì. Ma non tutto è perduto, fortunatamente possiamo evitare di pagare questa quota in pochi minuti e in modo davvero semplice.

Libero Mail diventa a pagamento: come non pagare

Libero è una compagnia privata e come tale deve coprire le spese e produrre almeno un piccolo utile per far si che possa continuare a fornire i servizi. Dal momento che pubblicità sulla piattaforma, ormai senza profilazione automatica, non le permettono più di proseguire con il modello di business abituale. Per questo motivo, che sia con una piccola quota annuale o con la cessione dell’autorizzazione di utilizzare i dati per la profilazione delle pubblicità, qualcosa deve avere dagli utenti che utilizzano il servizio.

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Come non pagare l’abbonamento a Libero Webmail – Fonte: Libero.it – Turiweb.it

Non c’è un regolamento o una legge che permette di utilizzare i dati degli utenti come contropartita per la fornitura di un servizio. Difatti è il modo tramite il quale abbiamo finora “pagato” tutti i servizi “gratuiti” che troviamo online. Il nocciolo della questione, al massimo, è se questo tacito accordo di fatto obbliga l’utente a rinunciare ai diritti sulla tutela dei dati personali che il GDPR garantisce.

Ad ogni modo, nel caso avessi già prestato il tuo consenso per i cookie di profilazione, non dovrai fare altre azioni. Potrai quindi continuare a utilizzare Libero Mail normalmente senza preoccuparti di nessuna quota annuale. In poche parole, stai già pagando la tua quota permettendo all’azienda di incassare meglio da pubblicità più mirate.

Se invece preferisci non avere alcun tipo di profilazione dal servizio Webmail di Libero, ci sarà da pagare una quota di 4 euro all’anno. Una cifra irrisoria per certi versi. Ma un messaggio chiaro: il tempo dei pasti gratis su internet è finito. La questione non riguarda però nello specifico l’utilizzo dei client di posta esterni che usano l’accesso IMAP, bensì chi accede alla casella di posta tramite browser. Seppure sia curioso quante persone ancora utilizzino questo sistema per avvedere alla propria casella di posta.

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